martedì 30 novembre 2010

mercoledì 17 novembre 2010

Fallito TENTATIVO di RAPIMENTO dei bambini di Aafia Siddiqui





COMUNICATO STAMPA della Coalizione Giustizia per Aafia

13 novembre 2010, New York – Oggi, approssimativamente alle ore 16, uomini armati hanno fatto irruzione nella casa della famiglia della dottoressa Aafia Siddiqui a Karachi, in Pakistan.

L’incidente è stato apparentemente un fallito tentativo di rapimento dei due figli minorenni della dottoressa Aafia Siddiqui – entrambi cittadini americani, che attualmente risiedono con i parenti in Pakistan. Non è noto come gli uomini armati siano riusciti a guadagnare l’ingresso dell’abitazione della famiglia Siddiqui, che è protetta 24 ore su 24 da guardie armate della polizia pakistana, fin da quando il figlio maggiore, Ahmed, è stato restituito alla famiglia ed è venuto a vivere con la nonna e la zia, a Karachi, nell’agosto 2008.

I due uomini armati, che erano nascosti nella camera da letto dei bambini, sono stati scoperti dalla madre di Aafia, Ismat. Aprendo la porta della stanza, la signora Siddiqui ha visto i due uomini, entrambi armati, con in mano dei sacchi di grandi dimensioni. Uno dei due uomini le ha puntato addosso una pistola, intimando: “Dove sono i bambini?”. La signora Siddiqui, terrorizzata, ha fatto un salto indietro, e uscendo dalla porta ha cominciato ad urlare. Immediatamente, altri membri della famiglia, udendo le urla, hanno allertato i poliziotti che si trovavano davanti al cancello d’entrata, ma apparentemente non sembravano essersi resi conto di quanto stava accadendo all’interno.Resisi conto del trambusto, i due uomini armati hanno abbandonato velocemente la scena. Erano spalleggiati da un terzo uomo armato, che li aspettava in un’auto parcheggiata nelle vicinanze, consentendo a tutti e tre gli assalitori di fuggire prima che potessero essere fermati.

L’International Justice Network (IJNetwork), associazione di avvocati che cura gli interessi della famiglia della dottoressa Aafia Siddiqui, ha espresso indignazione e preoccupazione in merito alla sicurezza dei suoi clienti.

“I responsabili del sequestro della dottoressa Aafia Siddiqui e dei suoi bambini, nel marzo 2003, devono ancora essere individuati e chiamati a risponderne”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’IJNetwork, Tina M. Foster. “Ma non vi è alcun dubbio sul fatto che il governo pakistano sarebbe ritenuto responsabile per qualsiasi danno che dovesse subire la famiglia della dottoressa Siddiqui in Pakistan, oggi”, ha dichiarato la signora Foster, perché “non solo il governo pakistano ha in generale il dovere di garantire la protezione e la sicurezza dei propri cittadini, ma si è anche assunto la responsabilità di garantire la sicurezza della famiglia Siddiqui, attuando le procedure di scorta in casa Siddiqui, avendo sostanzialmente la famiglia sotto controllo 24 ore su 24”. La signora Foster ha aggiunto che “questo tentativo di rapimento è solo l’ultimo di una serie di incidenti che suggerisce come ci siano individui che tramano nell’ombra, i quali non si fermano dinanzi a nulla per cercare di impedire che la verità su quanto accaduto alla dottoressa Siddiqui e ai suoi tre bambini venga alla luce”.

venerdì 5 novembre 2010

Una voce per Aafia



Nelle ultime ore, le agenzie di stampa hanno rilanciato la notizia di un video, diffuso sul web, tramite cui il numero due di Al-Qâ’idah, shaykh Ayman Az-Zawahiri, ha invitato i musulmani pakistani a vendicare la scienziata pakistana, dottoressa Aafia Siddiqui, condannata a 86 anni di prigione da un tribunale americano, dopo essere stata rapita e torturata coi suoi tre bambini.

Nel suo appello, della durata di 4 minuti e 32 secondi, dal titolo “Chi dunque soccorrerà la sapiente Aafia Siddiqui?”, shaykh Ayman ha detto:

Nel Nome di Allah, il sommamente Misericordioso, Colui che dona misericordia

La Lode spetta ad Allah, pace e benedizioni sul Messaggero di Allah, così come sulla sua famiglia, i suoi compagni e i suoi alleati.

Assalamu ‘alaykum waRahmatullahi waBarakatuHu

Un tribunale americano ha condannato la sorella Aafia Siddiqui a più di ottant’anni di prigione.

A questo proposito, avrei due messaggi da rivolgere: uno all’America e il secondo alla nazione musulmana del Pakistan.

All’America dico: Giudicate! In verità, condannate voi stessi. Opprimete! È a voi stessi che causate torto. Perseguitate! State perseguitando voi stessi.

Per il Signore dei cieli e della terra! Noi vi combatteremo finché giunga l’Ora, o cessiate i vostri crimini. Imprigionate dunque chi desiderate, uccidete e bombardate chi volete, inorgoglitevi a vostro piacimento; la Ummah dell’Islâm vi restituirà bombardamento per bombardamento, distruzione per distruzione e persecuzione equivalente.

Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono. Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti. Se però cessano, allora Allah è perdonatore, misericordioso. Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano (Corano II. Al-Baqara, 190-193)

In quanto alla nazione musulmana del Pakistan, non rivolgerò loro che alcune parole concise, poiché non è più tempo di parlare, ma di agire: il vostro governo e i capi militari hanno fatto di voi un popolo senza dignità. Vi hanno profanato, vi hanno strappato la vostra fierezza e i vostri valori.

Gli americani e i loro alleati crociati occupano il vostro paese, uccidono le vostre famiglie, distruggono i vostri villaggi e imprigionano le vostre donne. Vi è forse peggior umiliazione e maggior disprezzo oltre a ciò?

O uomini liberi del Pakistan, o persone onorabili, o veridici, o gelosi e fieri… o soldati dell’Islâm in Pakistan! Il cammino e la via sono chiari! Chiunque desideri dunque liberare Aafia Siddiqui e vendicarsi di coloro che l’hanno oppressa, così come ogni donna musulmana, raggiunga i ranghi dei Mujâhidîn, venga in loro soccorso e aderisca ad essi: non vi è potenza né dignità se non attraverso il Jihâd.

Combattano dunque sul sentiero di Allah, coloro che barattano la vita terrena con l'altra. A chi combatte per la causa di Allah, sia ucciso o vittorioso, daremo presto ricompensa immensa. Perché mai non combattete per la causa di Allah e dei più deboli tra gli uomini, le donne e i bambini che dicono: “Signore, facci uscire da questa città di gente iniqua; concedici da parte Tua un patrono, concedici da parte Tua un alleato”? (Corano IV. An-Nisâ’, 74-75)

Ciò è sufficiente per colui che possieda del pudore e della gelosia nel suo cuore. Non vi è alcun bene in una parola senza azione.

E la nostra ultima invocazione sia: lode ad Allah, Signore delle creature. Pace e benedizioni di Allah sul nostro signore Muhammad, così come sulla sua famiglia e i suoi compagni.

Wa-s-salamu ‘alaykum waRahmatullahi waBarakatuHu.