giovedì 25 marzo 2010

Una lettera per Aafia Siddiqui, dello shaykh Haitham Al-Haddad

بسم الله الرحمان الرحيم

Lettera aperta: In Difesa di Aafia Siddiqui

Dello shaykh Haitham Al-Haddad

www.justiceforaafia.org

È ben noto che la “guerra contro il terrorismo” condotta dagli Stati Uniti e dai loro alleati ha portato all’aggressione e all’ingiustizia contro paesi, organizzazioni, gruppi e singoli individui.
Forse il peggior esempio di questa brutalità nei confronti dei singoli è ciò che è stato riservato alla nostra sorella nell’Islâm, Aafia Siddiqui ed ai suoi tre bambini.

Aafia ha studiato tutto il Sublime Corano a memoria, è una madre devota e una musulmana praticante, che ha dedicato la sua vita a diffondere la religione di Dio e a sostenere i suoi fratelli Musulmani. Si ritiene che ella sia stata rapita per ordine dei servizi segreti americani in Pakistan, suo paese d’origine, nel 2003, insieme ai suoi tre figli, il più piccolo dei quali aveva a quel tempo soltanto sei mesi.

Aafia Siddiqui e i suoi legali sostengono che ella sia stata tenuta segretamente prigioniera dagli Stati Uniti durante questi anni, che sia stata torturata ed abbia subito violenze, insieme ai suoi figli – rivendicazione che è corroborata da alcuni ex detenuti di Bagram.

Dopo cinque anni, durante i quali avevano sempre negato di sapere alcunché della sua sorte, gli Stati Uniti sostengono che ella sarebbe improvvisamente ricomparsa in Afghanistan. È stata colpita con un’arma da fuoco dai soldati statunitensi, e in seguito processata e condannata, nonostante l’assenza di qualsiasi prova materiale contro di lei, e nonostante le testimonianze contrastanti presentate nel corso del processo.

Adesso, quel che le si prospetta è una vita in prigione. Solo uno dei suoi figli è stato liberato, mentre il luogo in cui si trovano i due più piccoli rimane tuttora sconosciuto.

Dal momento in cui è stata trasferita negli Stati Uniti, fino ad oggi, ella è stata oggetto di perquisizioni umilianti e degradanti, comprese le parti intime, in prigione, ed ora le è stato negato il diritto a ricevere visite in carcere e a comunicare col mondo esterno, compresi i suoi familiari più stretti.

Allah ha ordinato ai credenti, in innumerevoli comandamenti, di sostenere i credenti che siano oppressi, indipendentemente da dove essi si trovino. Allah dice nel Corano:

I credenti e le credenti sono alleati gli uni degli altri. Ordinano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è riprovevole, eseguono l’orazione pagano la decima e obbediscono ad Allah e al Suo Messaggero. Ecco coloro che godranno della misericordia di Allah. Allah è eccelso, saggio (Corano IX. At-Tawba, 71)

Il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) disse:
“Il Musulmano è fratello di un altro Musulmano, quindi non dovrebbe opprimerlo, né consegnarlo ad un oppressore. A chiunque provveda ai bisogni di un suo fratello, Allah provvederà ai suoi; a chiunque avrà causato un disagio al suo fratello (musulmano), Allah causerà disagi nel Giorno della Resurrezione” (Bukhârî).

Egli (pace e benedizioni di Allah su di lui) disse anche:

“Chiunque sia presente, mentre un musulmano sia umiliato dinanzi a lui, e sia in grado di soccorrerlo (ma non lo faccia), Allah lo umilierà dinanzi a tutta la creazione, nel Giorno del Giudizio”. E in un’altra versione (dell’hadith): “Nessuno abbandona un musulmano, nel momento in cui i suoi diritti vengano violati e il suo onore sia calpestato, senza che Allah lo abbandoni in un luogo in cui egli vorrebbe avere il Suo aiuto. E nessuno soccorre un Musulmano nel momento in cui il suo onore sia sminuito o i suoi diritti siano violati, senza che Allah lo aiuti in un posto in cui egli vorrebbe essere da Lui soccorso”

Al solo sentir parlare della situazione in cui si trova la nostra sorella, ci dovremmo sentire agitati e tormentati, come disse il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam): “La similitudine dei credenti in quanto a reciproco amore e affetto è quella di un corpo; quando un solo membro è malato, si sente dolore in tutto il corpo, a causa dell’insonnia e della febbre”.

Nonostante ciò, la Ummah musulmana, i cui seguaci sono più numerosi di quelli di qualsiasi altra religione del mondo, ha vergognosamente fallito rispetto al suo dovere di difendere questa donna musulmana.

Il dovere di liberare i prigionieri Musulmani

Allah ha ammonito e rimproverato ai credenti di non consentire che i deboli rimangano sotto le grinfie del nemico e alla mercè delle sue torture. Allah dice:

Perché mai non combattete per la causa di Allah e dei più deboli tra gli uomini, le donne e i bambini che dicono: “Signore, facci uscire da questa città di gente iniqua; concedici da parte Tua un patrono, concedici da parte Tua un alleato”? (Corano IV. An-Nisâ’, 75)

Commentando questo versetto, l’Imâm Al-Qurtubi disse: “Liberare i prigionieri è un dovere per il Musulmano, sia attraverso la guerra che attraverso il riscatto”.

L’Imâm Malik disse: “È obbligatorio per la popolazione (musulmana) riscattare i prigionieri, con tutte le loro ricchezze”.

Non vi è differenza di opinione tra i sapienti su questo punto, poiché il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) disse: “Liberate i prigionieri” (Bukhârî)

I nostri sapienti ritengono che il riscatto dei prigionieri sia un dovere, anche se non rimanga nemmeno un soldo. Ibn Khuwaizimandad spiegò: “Questo versetto prova l’obbligo di liberare i prigionieri. Vi sono narrazioni risalenti al Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) in questo senso: egli liberò i prigionieri e ordinò di liberarli. Questa fu la pratica corrente da parte dei musulmani di tutte le epoche e i sapienti sono unanimi su tale punto. È obbligatorio liberare i prigionieri (musulmani) attingendo al tesoro pubblico, e se la somma non fosse sufficiente, allora diventerebbe obbligatorio per tutti i Musulmani contribuire. Se un Musulmano li libera, gli altri sono esonerati da questo dovere”.

Un episodio che dimostra la grande preoccupazione di liberare i prigionieri musulmani è l’episodio in cui il Califfo ‘Umar ibn ‘Abdul ‘Azîz (che Allah si compiaccia di lui) inviò AbdurRahmân ibn ‘Amrah a liberare alcuni prigionieri Musulmani. Egli disse: “Da’ loro qualsiasi somma chiedano per ogni Musulmano! Per Allah, un Musulmano mi è più caro di tutti i politeisti nel mio stato! In verità, tu vinci ogni Musulmano per cui paghi il riscatto. In verità, stai comprando l’Islâm (garantendo la loro liberazione dalla prigione e dalle torture)” (Narrato da Sa’îd Bin Mansur nelle sue Sunan)

Ibn Taymiyyah (rahimahullah) disse: “Liberare i prigionieri Musulmani è uno dei doveri maggiori. Spender (a questo scopo) il denaro dei fondi pubblici (waqf) e altre risorse è una delle opere migliori”.

Ibn Qudamah (che Allah abbia misericordia di lui) disse: “È permesso per un Musulmano utilizzare la sua zakat per riscattare un prigioniero Musulmano dalla cattività dei politeisti. Ciò perché l’emancipazione di un prigioniero Musulmano è simile ad emancipare qualcuno dalla schiavitù, inoltre ciò reca gloria all’Islâm. Spendere la zakat in questa causa è come spenderla per conquistare i cuori della gente facendoli rivolgere all’Islâm, ed essendo data al prigioniero, per liberarsi dalla prigionia, è come dare denaro ad un indebitato per liberarsi del suo debito”.

Il nostro dovere

Pertanto, è obbligatorio per ogni singolo Musulmano, dovunque egli risieda, lavori, direttamente o indirettamente, contribuire al rilascio dei prigionieri musulmani, a prescindere da dove essi si trovino.

Ogni Musulmano che abbia la capacità di aiutare gli altri e non lo faccia sarà in stato di peccato. Ognuno è responsabile secondo le proprie capacità; la responsabilità maggiore sarà di coloro che detengono l’autorità, seguiti dai sapienti, e così via – anche se l’omissione di coloro che detengono una maggiore responsabilità d’azione non esime i singoli dalla propria responsabilità individuale.

Se il prigioniero è una donna Musulmana, come la nostra sorella Aafia, l’obbligo diventa ancora maggiore, dato lo statuto elevato delle donne nell’Islâm. I sapienti dell’Islâm sono unanimi nel ritenere che una donna Musulmana non possa essere consegnata nelle mani dei non musulmani in alcun caso. Questa Ummah ha un glorioso patrimonio di protezione delle donne musulmano che dobbiamo cercare di ripristinare.

Tra gli episodi narrati a questo proposito, vi è quello relativo all’onore di una donna credente che venne aggredita dai membri della tribù dei Bani Quraydhah, cosicché un credente combatté per difenderla finché venne ucciso; in seguito un intero esercito fu mobilitato contro gli aggressori.

Come nazione, non abbiamo rispettato il nostro impegno nei confronti della nostra sorella, Aafia Siddiqui, né dei suoi bambini. Dobbiamo ricorrere ad ogni mezzo legittimo per la sua liberazione e per il ricupero dei suoi figli, senza temere nessuno, tranne Allah.

Ciò può includere, senza che sia limitato a quanto segue, il coinvolgimento diretto nelle organizzazioni che lavorano per questa causa, donazioni in denaro per esse, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, raccontando il suo dramma, lo scrivere lettere di sostegno a lei e alla sua famiglia, e l’esercitare pressioni su quei governi complici nella sua ardua prova, per porre fine a questa ingiustizia.

Il minimo che è doveroso per noi consiste nel supplicare Allah per lei, così come per gli altri Musulmani prigionieri, poiché la supplica (ad Allah) è l’arma del Musulmano. È compito di ogni credente supplicare per loro come se stesse supplicando per se stesso o per la propria famiglia.

“O Allah, libera la nostra sorella e i suoi figli da questa umiliazione e torture ad opera di coloro che non credono in te”.

Che Allah faciliti gli affari della nostra sorella Aafia e affrettare la sua liberazione dalla prigionia. Che Allah spezzi le sue catene e le catene di tutti gli altri nostri prigionieri oppressi. Che Allah dia loro la forza per affrontare il loro calvario.

Che Allah punisca coloro che hanno oppresso la nostra sorella Aaifa e continuano ad opprimerla, che Allah li sconfigga e li colpisca, e che Allah ci perdoni per essere stati tanto negligenti nei confronti dei nostri fratelli e sorelle Musulmani.

Che Allah unisca i cuori dei Musulmani e ci conceda la vittoria sui nostri oppressori.

http://www.justiceforaafia.org/index.php/articles/articles/455-open-letter-supporting-aafia-siddiqui

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