martedì 30 novembre 2010

mercoledì 17 novembre 2010

Fallito TENTATIVO di RAPIMENTO dei bambini di Aafia Siddiqui





COMUNICATO STAMPA della Coalizione Giustizia per Aafia

13 novembre 2010, New York – Oggi, approssimativamente alle ore 16, uomini armati hanno fatto irruzione nella casa della famiglia della dottoressa Aafia Siddiqui a Karachi, in Pakistan.

L’incidente è stato apparentemente un fallito tentativo di rapimento dei due figli minorenni della dottoressa Aafia Siddiqui – entrambi cittadini americani, che attualmente risiedono con i parenti in Pakistan. Non è noto come gli uomini armati siano riusciti a guadagnare l’ingresso dell’abitazione della famiglia Siddiqui, che è protetta 24 ore su 24 da guardie armate della polizia pakistana, fin da quando il figlio maggiore, Ahmed, è stato restituito alla famiglia ed è venuto a vivere con la nonna e la zia, a Karachi, nell’agosto 2008.

I due uomini armati, che erano nascosti nella camera da letto dei bambini, sono stati scoperti dalla madre di Aafia, Ismat. Aprendo la porta della stanza, la signora Siddiqui ha visto i due uomini, entrambi armati, con in mano dei sacchi di grandi dimensioni. Uno dei due uomini le ha puntato addosso una pistola, intimando: “Dove sono i bambini?”. La signora Siddiqui, terrorizzata, ha fatto un salto indietro, e uscendo dalla porta ha cominciato ad urlare. Immediatamente, altri membri della famiglia, udendo le urla, hanno allertato i poliziotti che si trovavano davanti al cancello d’entrata, ma apparentemente non sembravano essersi resi conto di quanto stava accadendo all’interno.Resisi conto del trambusto, i due uomini armati hanno abbandonato velocemente la scena. Erano spalleggiati da un terzo uomo armato, che li aspettava in un’auto parcheggiata nelle vicinanze, consentendo a tutti e tre gli assalitori di fuggire prima che potessero essere fermati.

L’International Justice Network (IJNetwork), associazione di avvocati che cura gli interessi della famiglia della dottoressa Aafia Siddiqui, ha espresso indignazione e preoccupazione in merito alla sicurezza dei suoi clienti.

“I responsabili del sequestro della dottoressa Aafia Siddiqui e dei suoi bambini, nel marzo 2003, devono ancora essere individuati e chiamati a risponderne”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’IJNetwork, Tina M. Foster. “Ma non vi è alcun dubbio sul fatto che il governo pakistano sarebbe ritenuto responsabile per qualsiasi danno che dovesse subire la famiglia della dottoressa Siddiqui in Pakistan, oggi”, ha dichiarato la signora Foster, perché “non solo il governo pakistano ha in generale il dovere di garantire la protezione e la sicurezza dei propri cittadini, ma si è anche assunto la responsabilità di garantire la sicurezza della famiglia Siddiqui, attuando le procedure di scorta in casa Siddiqui, avendo sostanzialmente la famiglia sotto controllo 24 ore su 24”. La signora Foster ha aggiunto che “questo tentativo di rapimento è solo l’ultimo di una serie di incidenti che suggerisce come ci siano individui che tramano nell’ombra, i quali non si fermano dinanzi a nulla per cercare di impedire che la verità su quanto accaduto alla dottoressa Siddiqui e ai suoi tre bambini venga alla luce”.

venerdì 5 novembre 2010

Una voce per Aafia



Nelle ultime ore, le agenzie di stampa hanno rilanciato la notizia di un video, diffuso sul web, tramite cui il numero due di Al-Qâ’idah, shaykh Ayman Az-Zawahiri, ha invitato i musulmani pakistani a vendicare la scienziata pakistana, dottoressa Aafia Siddiqui, condannata a 86 anni di prigione da un tribunale americano, dopo essere stata rapita e torturata coi suoi tre bambini.

Nel suo appello, della durata di 4 minuti e 32 secondi, dal titolo “Chi dunque soccorrerà la sapiente Aafia Siddiqui?”, shaykh Ayman ha detto:

Nel Nome di Allah, il sommamente Misericordioso, Colui che dona misericordia

La Lode spetta ad Allah, pace e benedizioni sul Messaggero di Allah, così come sulla sua famiglia, i suoi compagni e i suoi alleati.

Assalamu ‘alaykum waRahmatullahi waBarakatuHu

Un tribunale americano ha condannato la sorella Aafia Siddiqui a più di ottant’anni di prigione.

A questo proposito, avrei due messaggi da rivolgere: uno all’America e il secondo alla nazione musulmana del Pakistan.

All’America dico: Giudicate! In verità, condannate voi stessi. Opprimete! È a voi stessi che causate torto. Perseguitate! State perseguitando voi stessi.

Per il Signore dei cieli e della terra! Noi vi combatteremo finché giunga l’Ora, o cessiate i vostri crimini. Imprigionate dunque chi desiderate, uccidete e bombardate chi volete, inorgoglitevi a vostro piacimento; la Ummah dell’Islâm vi restituirà bombardamento per bombardamento, distruzione per distruzione e persecuzione equivalente.

Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono. Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti. Se però cessano, allora Allah è perdonatore, misericordioso. Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano (Corano II. Al-Baqara, 190-193)

In quanto alla nazione musulmana del Pakistan, non rivolgerò loro che alcune parole concise, poiché non è più tempo di parlare, ma di agire: il vostro governo e i capi militari hanno fatto di voi un popolo senza dignità. Vi hanno profanato, vi hanno strappato la vostra fierezza e i vostri valori.

Gli americani e i loro alleati crociati occupano il vostro paese, uccidono le vostre famiglie, distruggono i vostri villaggi e imprigionano le vostre donne. Vi è forse peggior umiliazione e maggior disprezzo oltre a ciò?

O uomini liberi del Pakistan, o persone onorabili, o veridici, o gelosi e fieri… o soldati dell’Islâm in Pakistan! Il cammino e la via sono chiari! Chiunque desideri dunque liberare Aafia Siddiqui e vendicarsi di coloro che l’hanno oppressa, così come ogni donna musulmana, raggiunga i ranghi dei Mujâhidîn, venga in loro soccorso e aderisca ad essi: non vi è potenza né dignità se non attraverso il Jihâd.

Combattano dunque sul sentiero di Allah, coloro che barattano la vita terrena con l'altra. A chi combatte per la causa di Allah, sia ucciso o vittorioso, daremo presto ricompensa immensa. Perché mai non combattete per la causa di Allah e dei più deboli tra gli uomini, le donne e i bambini che dicono: “Signore, facci uscire da questa città di gente iniqua; concedici da parte Tua un patrono, concedici da parte Tua un alleato”? (Corano IV. An-Nisâ’, 74-75)

Ciò è sufficiente per colui che possieda del pudore e della gelosia nel suo cuore. Non vi è alcun bene in una parola senza azione.

E la nostra ultima invocazione sia: lode ad Allah, Signore delle creature. Pace e benedizioni di Allah sul nostro signore Muhammad, così come sulla sua famiglia e i suoi compagni.

Wa-s-salamu ‘alaykum waRahmatullahi waBarakatuHu.

domenica 31 ottobre 2010

Aafia è stata trasferita





Aafia Siddiqui è stata trasferita dal Centro di Detenzione di Brooklyn alla prigione di Carswell, specializzata in salute mentale.

La Coalizione Giustizia per Aafia (JFAC) incoraggia tutti i sostenitori ad inviare ad Aafia un messaggio di solidarietà, foss’anche una semplice cartolina, inshallah.

L’indirizzo è il seguente:

AAFIA SIDDIQUI # 90279-054
FMC CARSWELL
FEDERAL MEDICAL CENTER
P.O. BOX 27137
FORT WORTH, TX 76127
U.S.A


Vi ricordiamo di non entrare nei dettagli della vicenda giudiziaria - come consigliato dai suoi avvocati - ma di limitarvi ad esprimere la vostra solidarietà e a trasmetterle i vostri du’a perché possa tornare a casa dai suoi bambini.

Che Allah la liberi, âmîn.

martedì 19 ottobre 2010

Riportiamo a casa Aafia

بسم الله الرحمن الرحيم





Settimana internazionale per chiedere il reimpatrio della dottoressa Aafia Siddiqui in Pakistan

La Coalizione Giustizia per Aafia (Justice for Aafia Coalition – JFAC) organizza una marcia davanti all’Ambasciata Pakistana di Londra, domenica 14 novembre, h.13.00 (Pakistan Embassy - 34-36 Lowndes Square - London - SW1X 9JN)

sabato 25 settembre 2010

YÂ MU’TASIMA!

بسم الله الرحمن الرحيم

Assalamu 'alaykum waRahmatullahi Ta'ala waBarakatuHu

Nel pomeriggio di ieri, 23 settembre 2010, la dottoressa Aafia Siddiqui è stata condannata a 86 anni di prigione dal giudice Berman, a Manhattan (NY).



Manifestazioni di protesta, in Pakistan, per l'annuncio dell'ingiusto verdetto contro Aafia:

Lahore:







Islamabad, davanti all'ambasciata americana:





Peshawar:



Karachi:







Multan:

lunedì 30 agosto 2010

Un 'Aid senza Aafia...



La Coalizione Giustizia per Aafia (JFAC) presenta:

Un ‘Aid senza Aafia



Sabato 18 settembre 2010

dalle h. 14.00 alle h. 19.30

Salaam Centre (313-319 Katherine Road – Forest Gate, E7 8PJ)

Mentre i Musulmani in tutto il mondo celebrano ‘Aid al-Fitr nella quiete delle loro case e in compagnia di familiari e amici, la Coalizione Giustizia per Aafia intende ricordare Aafia Siddiqui, che ha trascorso il suo ottavo Ramadan in prigionia, e che trascorrerà la Festa della Rottura del Digiuno in una fredda cella nel carcere di New York, mentre le viene negate ogni contatto coi suoi cari.



L’Ora Finale… aspettiamo con Aafia…

La sentenza per Aafia è prevista per le 9.00 di mattina del 23 settembre, a New York.

La Coalizione Giustizia per Aafia organizza una veglia davanti all’Ambasciata statunitense di Londra.

Siate la sua voce, restate con Aafia…

Le prime dichiarazioni pubbliche del figlio di Aafia Siddiqui riguardo la sua scomparsa e la sua detenzione





La Coalizione Giustizia per Aafia (JFAC) ha reso note, lo scorso 23 agosto, le prime sensazionali dichiarazioni di Ahmed Siddiqui, il figlio maggiore di Aafia Siddiqui, rese ad un ufficiale dei servizi segreti appena dopo la sua liberazione dalla detenzione da parte degli Stati Uniti, nel 2008.

Egli ha rivelato per la prima volta i dettagli del loro sequestro, nel 2003, e alcune informazioni sulla sua detenzione, durante i cinque anni della sua scomparsa. La dichiarazione è tratta da un documento fornito dalla giornalista Britannica Yvonne Ridley.

Ahmed afferma:

“Non ricordo la data precisa, ma sembra molto tempo fa. Ricordo che stavamo andando a Islamabad in auto, quando fummo fermati da diverse autovetture, e alcuni furgoncini. Mia madre gridava, e anch’io gridai quando mi tirarono fuori. Mi guardai intorno e vidi il mio fratellino a terra, e c’era del sangue. Mia madre piangeva e urlava. Poi mi misero qualcosa sulla faccia, e non ricordo più nulla.

Quando mi svegliai, ero in una stanza. C’erano soldati americani in uniforme e alcuni in borghese. Mi hanno tenuto in diversi luoghi. Se piangevo o non ascoltavo, mi picchiavano, mi legavano e mi incatenavano. Alcuni parlavano Inglese, altri Pashtu e Urdu. Non avevo il coraggio di chiedere loro chi fossero. A volte, per molto tempo, sono rimasto solo in una piccolo stanza. Poi sono stato condotto in una prigione minorile, dove c’erano un sacco di altri bambini.

L’impiegato del consolato Americano, che venne a trovarmi nel carcere di Kabul, mi disse: “Ti chiami Ahmed. Sei Americano. Il nome di tua madre è Aafia Siddiqui e il tuo fratellino è morto”. Dopodiché mi fecero uscire dal carcere per bambini e incontrai il personale consolare pakistano, e parlai con mia zia (Fowzia Siddiqui)”.

mercoledì 25 agosto 2010

In memoria di Faraj Hassan Alsaadi (rahimahullah)







Gli occhi piangono, il cuore è triste, ma non diciamo se non ciò che è gradito al nostro Signore.

È con immensa tristezza che vi diamo notizia della morte di Faraj Hassan Alsaadi, che ha perso la vita in un tragico incidente motociclistico lo scorso 16 agosto, alle ore 9.00 del mattino.

Inna lilLâhi wa inna ilayhi raji’ûn – Ad Allah apparteniamo e a Lui faremo ritorno.

Faraj Hassan è morto durante questo mese benedetto di Ramadan, in stato di digiuno. Poche ore prima, aveva guidato salatu-l-maghrib e salatu-t-Tarawih, alla manifestazione davanti all’ambasciata americana di Londra, per chiedere il reimpatrio di Aafia Siddiqui.

La sua ultima notte in questo mondo, l’ha spesa in difesa di sua sorella Aafia.

Faraj Hassan, giunto nel Regno Unito nel 2002, per sfuggire alle persecuzioni nella sua natìa Libia, fu arrestato poco dopo, e trascorse quasi 8 anni, ingiustamente, tra prigionia e arresti domiciliari, fino al novembre 2009, quando fu completamente scagionato da ogni accusa.

Nei suoi otto mesi da uomo libero, si è impegnato in difesa dei prigionieri e delle loro famiglie, in particolare collaborando con la Coalizione Giustizia per Aafia (Justice for Aafia Coalition). Durante la manifestazione Seven Days for Seven Years, nel maggio scorso, rimase costantemente fuori dall’ambasciata Americana, nonostante la pioggia battente e la mancanza di riparo. Essendo Hâfidh al-Qur’ân, fu poi invitato a dirigere le preghiere, sempre davanti all’Ambasciata, durante il mese di Ramadan.

Il nostro pensiero e le nostre preghiere sono per la famiglia di Faraj in questo momento difficile. Egli lascia tre figlioletti, di meno di 9 anni. Chiediamo ad Allah di donare loro una forza, una pazienza e uno spirito di lotta che superino quelli del loro padre, amin.

Incoraggiamo i fratelli e le sorelle a scrivere un messaggio di condoglianze alla sua famiglia, e a fare una donazione inshallah.

Speriamo che coloro che leggeranno queste poche righe possano trarre ispirazione dalla sua vita e dalla sua morte.

Il Messaggero di Allah (sallAllahu ‘alayhi waSallam) disse: “Quando Allah vuole un bene per il Suo servo, Egli lo utilizza”. I Sahaba chiesero: “Oh Messaggero di Allah, e come lo utilizza?”. Rispose: “Egli gli assicura il Tawfîq (la guida) per compiere delle buone azioni appena prima della sua morte” (At-Tirmidhi, hasan sahîh).



martedì 24 agosto 2010

Campagna per ritrovare Suleman, il bambino scomparso di Aafia Siddiqui





La Coalizione Giustizia per Aafia (Justice for Aafia coalition) ha lanciato una campagna per ritrovare il bambino scomparso di Aafia Siddiqui, Suleman Fatih Muhammad, scomparso all’età di sei mesi, il 28 marzo 2003. Secondo la testimonianza di suo fratello Ahmed, il bambino venne gettato a terra nel corso del rapimento, ed egli lo vide in una pozza di sangue. Anche a sua madre Aafia, durante le torture, venne mostrata una foto del bambino in una pozza di sangue.

Mentre gli altri due bambini, Ahmed e Maryam, dopo anni di detenzione e torture, sono infine stati liberati e vivono oggi con la nonna e la zia materna, non vi sono notizie ufficiali di Suleman.

I bambini di Aafia Siddiqui non sono gli unici minorenni ad aver subito detenzione segreta e torture come mezzo di pressione contro i loro genitori. Due dei figli di Sheikh Mohammed, dell’età di 6 e 8 anni, sono stati detenuti a Karachi, e secondo la testimonianza dell’ex detenuto Mohammad Khan (fratello del prigioniero di Guantanamo Majid Khan) furono torturati dalle guardie, che li privarono perfino di cibo e acqua, lasciando che degli insetti scarnificassero le loro gambe, intimando loro di confessare ciò che il loro padre nascondeva.

Gli Usa impiegarono la stessa tattica nel Corno d’Africa, imprigionando una bambina di 4 anni, Hafsa Swaleh Ali, e i figli di Daniel Maldonado in condizioni atroci.

La Coalizione Giustizia per Aafia chiede di scrivere lettere di protesta alle autorità americane e pakistane, chiedendo una inchiesta indipendente riguardo alle circostanze in cui Suleman è scomparso, cosa gli è accaduto in tutti questi anni, dove si trova attualmente e quali siano le sue attuali condizioni fisiche e psicologiche. Chiedendo altresì che la famiglia di Suleman venga immediatamente messa al corrente di qualsiasi informazione che lo riguardi.

Per maggiori informazioni>>>

sabato 14 agosto 2010

Firmate la nuova petizione inshallah...





In questo mese benedetto, inshallah non dimentichiamo nostra sorella Aafia nei du’a, firmiamo la nuova petizione per la sua liberazione, e inviamole un messaggio di sostegno,

Jazakumullahu khayran

Wa-s-salâm,

Umm Yahyâ

giovedì 12 agosto 2010

lunedì 2 agosto 2010

La sentenza per Aafia nuovamente rinviata



Il giudice Berman ha nuovamente rinviato la data della sentenza per Aafia Siddiqui, spostandola dal 16 agosto al 23 settembre.

La sentenza è prevista alle 9.00 del mattino, a New York (Federal Courthouse, 500 Pearl Street, Manhattan)


Il sito FreeAafia chiede a tutti i fratelli e sorelle del mondo di inviare ad Aafia una cartolina in occasione dell’imminente Ramadân inshallah.

I messaggi possono essere spediti al seguente indirizzo inshallah:

AAFIA SIDDIQUI # 90279-054

MDC BROOKLYN

METROPOLITAN DETENTION CENTER

P.O. BOX 329002

BROOKLYN, NY 11232

USA

Inshallah, come consigliato dalla sua famiglia e dai suoi legali, NON discutete del caso dal punto di vista giuridico, ma limitatevi ad inviarle un messaggio di sostegno e a pregare per lei e i bambini, jazakumullahu khayran,

Wa-s-salâm

venerdì 2 luglio 2010

Chiedi il rimpatrio immediato di Aafia, prima del 15 luglio!





Pochi giorni fa, la Coalizione Giustizia per Aafia (Justice for Aafia Coalition – JFAC) ha esortato tutte le persone che abbiano una coscienza a scrivere ai governi americano e pakistano, esercitando ogni possibile pressione per assicurare il rimpatrio immediato in Pakistan della dottoressa Siddiqui, la cui sentenza verrà resa nota il 16 agosto prossimo. Aafia Siddiqui rischia l’ergastolo per un crimine che non ha commesso.

Il segretario di Stato americano, Hilary Clinton, si recherà in visita ufficiale in Pakistan il prossimo 15 luglio. Invitiamo dunque urgentemente tutti voi ad inviare i vostri appelli prima del suo viaggio.

Seguono due modelli di lettera in inglese.



MODELLO DI LETTERA DA INVIARE AI MEMBRI DEL GOVERNO AMERICANO

Dear Attorney General Eric Holder,

As the sentencing of Dr. Aafia Siddiqui draws closer at the Federal District Court in Manhattan, I urge you to exercise all prosecutorial authority vested in you to permit Dr. Aafia Siddiqui to be repatriated to her native Pakistan as a matter of urgency. Given all the facts and circumstances of this case, repatriation of Dr. Siddiqui to Pakistan would not only serve the interests of justice and the American people, but is also warranted on humanitarian grounds.

There are numerous credible reports that Dr. Siddiqui was abducted from Pakistan with her three young children in March 2003. Dr. Siddiqui claims that she was detained in a series of secret prisons for five years during which time she was abused, tortured and raped by her captors. Her youngest son, Suleman, remains missing to this day.

Prosecution witnesses claim that Dr. Siddiqui first came into US military custody after having been shot while being detained with her eldest son, Ahmed, at a local police station in Afghanistan in July 2008. Dr. Siddiqui suffered two near-fatal gunshot wounds in the incident, but no one else was injured. Prosecution witnesses say that Dr. Siddiqui picked up an unattended firearm and attempted to shoot at US personnel in Afghanistan, who shot back at her in self-defense. Despite the lack of any forensic evidence that Dr. Siddiqui ever touched, much less fired, a gun Dr. Siddiqui was convicted by a jury sitting in US federal court in New York in February 2010.

Regardless of whatever happened in the July 2008 incident for which Dr. Siddiqui was prosecuted, important questions remain unanswered in Dr Siddiqui’s case. What little information has been made available to date paints a chilling portrait of Dr. Aafia as a victim – first, of domestic violence and related physical and emotional trauma, and later, of governmental abuses of power (or, at a minimum, indifference to her plight).

The interests of the US public are also best served by permitting Dr. Siddiqui’s two young children, both of whom are US citizens, to be reunited with their mother. Both children are believed to have been kept in detention camps in Afghanistan prior to having finally located with assistance from regional authorities. Ahmed and Mariam, ages 14 and 12 respectively, now reside with their grandmother in Karachi.

In light of the unusual circumstances of this case, in which it appears that at a minimum, Dr. Siddiqui suffered severe physical and emotional trauma prior to the crimes which she has been charged with, we call upon you to exercise all lawful authority vested with the US Department of Justice to allow Dr. Siddiqui to be repatriated to Pakistan on humanitarian grounds.

I look forward to hearing from you.

Yours sincerely,

(Your name)

INDIRIZZI USA:

President Barack Obama
The White House
1600 Pennsylvania Avenue NW
Washington,
DC 20500
Tel: 202-456-1111
Fax: 202-456-246
Email at: http://www.whitehouse.gov/contact


Eric Holder,
Attorney General,
U.S. Department of Justice,
950 Pennsylvania Avenue,
NW Washington,
DC 20530-0001
Tel: 202-353-1555
Email: AskDoJ@usdoj.gov


Hilary Clinton
Secretary of State,
U.S. Department of State,
2201 C Street,
N.W. Washington
DC 20520
Tel: +1 202 647 4000
Fax: +1 202 261 8577
Email: questions@friendsofhillary.com


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MODELLO DI LETTERA DA INVIARE AI MEMBRI DEL GOVERNO PAKISTANO

Dear [name],

As the sentencing of Dr. Aafia Siddiqui draws ever closer at the Federal District Court in Manhattan, we urge you to exert every effort to request Dr. Aafia Siddiqui to be repatriated to her native Pakistan as a matter of urgency. Given all the facts and circumstances of this case, repatriation of Dr. Siddiqui to Pakistan would not only serve the interests of justice and the Pakistani people, but is also warranted on humanitarian grounds.

There are numerous credible reports that Dr. Siddiqui was abducted from Pakistan with her three young children in March 2003. Dr. Siddiqui claims that she was detained in a series of secret prisons for five years during which time she was abused, tortured and raped by her captors. Her youngest son, Suleman, remains missing to this day.

Prosecution witnesses claim that Dr. Siddiqui first came into US military custody after having been shot while being detained with her eldest son, Ahmed, at a local police station in Afghanistan in July 2008. Dr. Siddiqui suffered two near-fatal gunshot wounds in the incident, but no one else was injured. Prosecution witnesses say that Dr. Siddiqui picked up an unattended firearm and attempted to shoot at US personnel in Afghanistan, who shot back at her in self-defence. Dr. Siddiqui was extradited to the US despite the fact the alleged crime neither occurred in the US nor is she a US citizen. Despite the lack of any forensic evidence that Dr. Siddiqui ever touched, much less fired a gun Dr. Siddiqui was convicted by a jury sitting in US federal court in New York in February 2010.

Regardless of whatever happened in the July 2008 incident for which Dr. Siddiqui was prosecuted, important questions remain unanswered in Dr Siddiqui’s case. What little information has been made available to date paints a chilling portrait of Dr. Aafia as a victim – first, of domestic violence and related physical and emotional trauma, and later, of governmental abuses of power (or, at a minimum, indifference to her plight).

The country’s interests are also best served by permitting Dr. Siddiqui’s two young children, to be reunited with their mother. Both children are believed to have been kept in detention camps in Afghanistan prior to having finally located with assistance from regional authorities. Dr Siddiqui faces the prospect of life in a harsh US prison, never to see her children again.

In light of the unusual circumstances of this case, in which it appears that at a minimum, Dr. Siddiqui suffered severe physical and emotional trauma prior to the crimes which she has been charged with, we urge you to exhaust every avenue to ensure that Dr. Siddiqui is repatriated to Pakistan ahead of her sentencing in August. Whilst some statements have been made, claiming that it is not possible for Pakistan to request her return whilst her case still remains pending in the US courts, these are in fact misleading and inaccurate. Were Pakistan to formally request this, the US would immediately acquiesce. The US recently lobbied for the release and repatriation for one of their own citizens who was by all accounts in possession of firearms and acting in contravention to the law.

It is imperative that the government must act on Dr Aafia’s behalf whilst the window of opportunity remains open and bring an end to the seven year nightmare this Daughter of the Nation has endured. If this matter is delayed any further, there will be far greater obstacles in the way of her repatriation to Pakistan. Furthermore, post-sentencing, she will lose the right of appeal to the US Supreme Court. Indeed Pakistan has a golden opportunity to raise Dr Aafia’s case at the highest level with the scheduled visit of US Secretary of State Hilary Clinton this month.

I urge you to do your utmost to formally request Dr. Aafia's immediate repatriation to Pakistan.

I look forward to your response.

Yours sincerely,

[Name]

INDIRIZZI IN PAKISTAN:

Mr. Asif Ali Zardari
President of Pakistan
President's Secretariat
Islamabad,
PAKISTAN,
Email: publicmail@president.gov.pk
Phone 92-51-9204801-9214171
Fax 92-51-9207458


Mr. Syed Yousaf Raza Gilani
Prime Minister of Pakistan
Prime Minister House
Islamabad
PAKISTAN
Fax: + 92 51 9221596
E-mail: secretary@cabinet.gov.pk


Mr. Rehman Malik
Minister of Interior
Room No. 404, 4th Floor, R Block,
Pak Secretariat
Islamabad
PAKISTAN
Fax: +92 51 920 2624
Tel: +92 51 9921 2026
E-mail: minister@interior.gov.pk
ministry.interior@gmail.com
interior.complaintcell@gmail.com


Makhdoom Shah Mahmood Qureshi,
Foreign Minister,
Ministry of Foreign Affairs
Islamabad,
Pakistan
Tel: +92 51 921 0335
Fax: +92 51 920 7600
Email: spokesman@yahoo.com , smhq148@hotmail.com

martedì 29 giugno 2010

AAFIA: THE LAST STAND



La sua condanna... il tuo Giorno del Giudizio

Domenica 15 agosto 2010

Vigilia della sentenza di Aafia Siddiqui

Seguita dall’Iftâr (rottura del digiuno), dalla preghiera del Tarawih e da una veglia di 24 ore



Ambasciata degli Stati Uniti a Londra

US Embassy

24 Grosvenor Square, London W1A 2LQ

(la stazione più vicina è: Marble Arch)


Il 16 agosto 2010, Aafia Siddiqui sarà condannata negli Stati Uniti per un crimine che non ha commesso.

Come atto di protesta finale, la Coalizione Giustizia per Aafia (Justice for Aafia Coalition – JFAC) organizzerà una manifestazione davanti all’ambasciata degli Stati Uniti a Londra, contestando 7 anni di prigionia e abusi, e la minaccia incombente di una condanna all’ergastolo. Gli attivisti trascorreranno 24 ore di veglia, in attesa della sentenza.

I nomi dei relatori saranno comunicati al più presto. Un ospite speciale guiderà la preghiera notturna (Tarawih).

Verrà offerto l’Iftâr.

Cosa risponderai quando ti verrà chiesto: dov’eri?

Stai con Afiaa, prima di dover stare ritto in piedi nel Giorno del Giudizio.

info@justiceforaafia.org This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it

www.justiceforaafia.org

Il conto alla rovescia è cominciato... come aiutare Aafia prima del 16 agosto:

CHIEDI L’IMMEDIATO REIMPATRIO DI AAFIA IN PAKISTAN A:

Eric Holder, Attorney General, U.S. Department of Justice, 950 Pennsylvania Avenue, NW Washington, DC 20530-0001, Tel: 202-353-1555, Email: AskDoJ@usdoj.gov
Hilary Clinton, Secretary of State, U.S. Department of State, 2201 C Street, N.W. Washington DC 20520, Tel: +1 202 647 4000, Fax: +1 202 261 8577, Email: questions@friendsofhillary.com This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it

Mr. Asif Ali Zardari, President of Pakistan, President's Secretariat, Islamabad, PAKISTAN, Email: publicmail@president.gov.pk This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it , Tel 92-51-9204801-9214171, Fax 92-51-9207458

Mr. Syed Yousaf Raza Gilani, Prime Minister of Pakistan, Prime Minister House, Islamabad, PAKISTAN, Fax: + 92 51 9221596, Email: secretary@cabinet.gov.pk This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it

Mr. Rehman Malik, Minister of Interior, Room No. 404, 4th Floor, R Block, Pak Secretariat, Islamabad, PAKISTAN, Fax: +92 51 920 2624, Tel: +92 51 9921 2026, E-mail: minister@interior.gov.pk This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it , ministry.interior@gmail.com This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it , interior.complaintcell@gmail.com This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it

Makhdoom Shah Mahmood Qureshi, Foreign Minister, Ministry of Foreign Affairs Islamabad, Pakistan, Tel: +92 51 921 0335, Fax: +92 51 920 7600, Email: spokesman@yahoo.com This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it , smhq148@hotmail.com

SCRIVI AD AAFIA:

Aafia Siddiqui # 90279-054, MDC Brooklyn, Metropolitan Detention Center, PO Box 329002, Brooklyn, NY 11232

Le lettere possono anche essere indirizzate a:

letters@justiceforaafia.org This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it

E-mails e messaggi di solidarietà alla sua famiglia:

support@justiceforaafia.org

DONAZIONI:

BANK: Lloyds TSB Bank
ACCONT NAME: Justice For Aafia Coalition
ACCOUNT NUMBER: 41160960
SORT CODE: 30-94-42
IBAN: GB37LOYD30944241160960
SWIFT: LOYDGB21112

COS’ALTRO POTETE FARE:

Chiedete all’Imâm della vostra moschea di dedicare la khutbah di uno dei prossimi venerdì alla nostra sorella Aafia, che Allah la liberi.

Scrivete ai mass media e alle autorità locali.

Diffondete la storia di Aafia e dei suoi bambini rapiti.

Scaricate la petizione, raccogliete le firme, e rispeditela alla Coalizione Giustizia per Aafia:

http://www.justiceforaafia.org/attachments/570_JFAC%20Aafia%20Siddiqui%20Petition%20Final.pdf

lunedì 10 maggio 2010

La data della sentenza è stata nuovamente posticipata




Il giudice Richard Berman ha nuovamente posticipato la data prevista per la lettura della sentenza della dottoressa Aafia, dal 21 luglio al 16 agosto 2010.

InshaAllah non dimenticatela nei vostri du‘a