sabato 27 marzo 2010

Aafia Siddiqui: Vittima dell’Ingiustizia Americana – di Stephen Lendman

3 Febbraio 2010: la stampa del Dipartimento di Giustizia rilascia la seguente testata giornalistica: “La corte federale di Manhattan dichiara Aafia Siddiqui colpevole di tentato omicidio verso cittadini americani in Afghanistan e di altre sei accuse.”

Il verdetto finale e’ fissato al 6 Maggio. Ella rischia la pena di anni 20 di detenzione per i tentati omicidi e l’aggressione armata; un’intera vita da spendere in prigione per le accuse relative al possesso di arma da fuoco: e otto anni di detenzione per le altre accuse a suo carico. La Siddiqui si trova ad affrontare una sentenza obbligatoria minima di 30 anni di detenzione.

3 Febbraio: lo scrittore CJ Hughes del New York Times e’ l’autore della seguente testata giornalistica: “La scienziata pakistana colpevole di aver fatto fuoco”, giudicandola in tal modo colpevole di tutte e 7 le accuse, inclusi i tentati omicidi – vincendo un processo che ha fatto scalpore per le sue implicazioni terroristiche e teatrali allo stesso tempo, ma omettendo prove convincenti dell’innocenza della Siddiqui. Hughes affermo’ che al momento dell’arresto, furono rinvenute delle “istruzioni (nel suo borsellino) sul come ottenere esplosivi ed una lista di noti punti di riferimento a New York, inclusi la Statua della Liberta’, il Ponte di Brooklyn e l’Empire State Building”. La squadra della difesa riconobbe la loro esistenza, ma la Siddiqui nego’ di averli preparati o di conoscere la loro origine. Ella piu’ tardi disse di averli copiati da una rivista, ma di non aver pianificato alcun attacco terroristico, ne’ la parte legale dell’Accusa l’affermo’.

Hughes aggiunse che “i sospetti si destarono su di essa quando sia lei che i suoi tre bambini svanirono nel nulla in Pakistan nel 2003.” Ella non spari’. Sua madre racconto’ che ella lascio’ la casa di famiglia in Gulshan-e-Iqbal in taxi il 30 Marzo 2003 per prendere un aereo per Rawalpindi, ma che non raggiunse mai l’aeroporto. Gli agenti segreti pakistanesi la rapirono , la affidarono alle autorita’ statunitensi, dopo di che’ inizio’ la sua lunga terribile esperienza di prigioni segrete, interrogatori, e anni di torture brutali, anche se non ancora formalmente giudicata colpevole.

Suo figlio Mohammed fu rilasciato piu’ tardi a condizione che non rivelasse nulla. Gli altri due bambini Maryam e Suleiman scomparvero nel nulla e potrebbero essere stati uccisi.

Nel Maggio 2004 il Ministro degli Interni pakistano, confermo’ che Aafia fu affidata alle autorita’ americane nel 2003 e che non era stata trovata alcuna connessione tra la stessa e Al Qaeda. Nel 2006 Amnesty International la defini’ una delle tante scomparse nella guerra americana contro il terrore. Nel 2007 un rapporto del Ghost Prisoner Human Rights Watch ipotizzo’ che poteva essere segretamente detenuta dalla CIA.

Nel Febbraio 2008, la Commissione Asiatica dei Diritti Umani affermo’ che era stata portata a Karachi e severamente torturata per assicurarsi la sua condiscendenza come testimone del governo contro Khalid Sheikh Mohammed, la presunta mente dell’11 Settembre, collegato alla Siddiqui attraverso il matrimonio di un nipote di lui. Egli stando ai resoconti “l’avrebbe abbandonata” dopo essere stato a sua volta catturato l’1 Marzo 2003, dopo di che sia lei che i suoi bambini scomparvero.

Le accuse erano infondate e oltraggiose. Eppure il 2 Settembre 2008 il Dipartimento di Giustizia (DOJ) la accuso’ relativamente ai tentati omicidi e le aggressioni ai cittadini americani sia ufficiali che dipendenti: ”Stando a Michael Garcia, avvocato statunitense del Distretto Meridionale di New York (in quella stessa data, la stampa rilascio’): ”Il 18 Luglio 2008, una squadra di militari, ufficiali delle forze dell’ordine ed altri che li assistevano, tentarono di interrogare Aafia Siddiqui a Ghazni, in Afghanistan, dove era detenuta dalla polizia locale sin dal giorno precedente…ignara che dovesse subire il terzo grado, senza alcun modo per potersi difendere e da dietro una tendina- la Siddiqui riusci’ ad impossessarsi di uno dei fucili M-4 dell’esercito americano, tento’ di far fuoco, e vi riusci’, contro un ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti e altri membri della squadra dell’interrogatorio…La Siddiqui poi aggredi’ una persona tra gli interpreti dell’esercito americano, siccome questi cercava di toglierle il fucile M-4. La Siddiqui successivamente aggredi’ uno degli agenti FBI e uno degli ufficiali dell’esercito americano, in quanto tentarono di assoggettarla.

Ma non si e’pero’spiegato come abbia potuto questa fragile donna di appena 50 chili, confrontata da tre ufficili dell’esercito americano, due agenti dell’FBI e due interpreti dell’esercito, in modo inspiegabile, riuscire ad aggredire tre degli stessi, impossessarsi di un fucile, fare fuoco a distanza ravvicinata, non colpendo nessuno e come alla fine ella risulto’ l’unica gravemente ferita.

Ecco il commento del suo avvocato, Elaine Whitfield Sharp: “Come e’ potuto succedere? E come si spiega che sia stata ferita? Penso che possiate da soli trovate le risposte piu’ logiche, non e’ vero (oltre che a rispondere alle oltraggiose accuse contro di lei).”

Durante la procedura legale, un’altra avvocatessa della difesa, Linda Moreno, affermo’ che nessuna prova legale aveva dimostrato che dal fucile che la Siddiqui aveva presumibilmente adoperato, fosse stato fatto fuoco, siccome ne’ proiettili, ne’ bozzoli o detriti di proiettili furono ritrovati, ne’ eventuali fori dei proiettili individuati.

Garcia non spiego’, ne’ del suo rapimento, della tortura, dei continui stupri alla prigione di Bagram, Afghanistan, dove, come prigioniero 650, era nota come ‘la triste lady di Bagram’ a causa delle urla udite per anni. Neppure discusse della sua distruzione fisica e morale. Ella rappresento’ una pedina nella guerra Americana al terrore, usata, abusata, adesso condannata, ad affrontare un’intera esistenza in carcere, una vittima della palese ingiustizia.

Alcuni antefatti

Un cittadino pakistano affermo’: “La Siddiqui e’ profondamente religiosa, ha frequentato MIT e l’Universita’ di Brandeis dove ha ottenuto un dottorato in Scienze Neurocognitive, sposata con un medico di Boston, raccoglieva denaro per beneficenza, svolgeva attivita’ di volontariato, distribuiva Corani ai detenuti nelle prigioni, non ha mai fatto nulla fuori dall’ordinario.”

Eppure il Times online inglese la defini’ “la donna di Al Qaeda”. Per l’ABC News fu “Mata Hari” e il Dipartimento di Giustizia la etichetto’ come una terrorista, una donna colpevole soltanto di essere Musulmana in America nel momento sbagliato.

Quando fu catturata, l’FBI affermo’ che ella rappresentava un potenziale tesoro di informazioni sui sospettati terroristi, sui simpatizzanti e spie in America ed oltreoceano. L’ufficile della CIA John Kiriakou la defini’: ”la cattura piu’ significativa degli ultimi cinque anni”, ed uno ufficiale anonimo del controterrorismo disse: ”e’ una persona molto pericolosa, nessun dubbio riguardo cio’”.Il Direttore dell’FBI Robert Mueller disse che ella era ”un’operativa e moderatrice di Al Qaeda”. Egli e gli altri mentirono.

Coloro che la conoscevano veramente la ricordano come una donna molto piccola, calma, educata, e timida, una donna che si nota appena in un gruppo di persone, ma che avrebbe detto cio’ che pensava quando era il caso. I suoi compagni di studio la descrivono come una donna che parlava pacatamente, studiosa, religiosa, ma ne’ estremista ne’ fondamentalista. Ella insegnava ai bambini musulmani di domenica, ed era sempre occupata ad aiutare i musulmani oppressi in tutto il mondo. Ella parlava pubblicamente, mandava emails, organizzava proiezioni di diapositive, e raccoglieva fondi come parte della sua fede, del suo attivismo e della sua sincerita’. Eppure fu etichettata come “rischio per la sicurezza” nonostante nessuna prova allora come adesso lo provi.

Aafia Siddiqui e’ innocente di tutte le accuse, eppure il Dipartimento della Giustizia (DOJ) affermo’ il suo coinvolgimento persino nella guerra biochimica o nel progetto di eventuali attacchi rivolti ad obiettvi newyorkesi, accuse mai apparse fra le imputazioni.

Il Processo e la condanna di Siddiqui

Contro il parere degli avvocati, ella preferi’ esporsi in prima persona al processo, nonostante i rischi e la fragile condizione. Ella spiego’ il suo lavoro accademico, l’ insegnamento post-dottorato, i suoi interessi che includevano lo studio delle capacita’ dei dislessici e altri bambini con diverse abilita’, poi racconto’ la sua terribile esperienza.

Dopo essere stata rapita, si senti’ disperata pensando a cosa ne sarebbe stato dei suoi figli. Spiego’ l’accaduto dell’episodio piu’ rilevante nel modo seguente:

- fu legata

- e poi slegata

- lasciata dietro una tendina

- spiata da dietro di essa; e

- un soldato americano le sparo’ nello stomaco;

- un altro al fianco;

poi fu violentemente gettata sul pavimento in stato di incoscienza.

Ella ricordava vagamente di essere stata posta su una barella, fatta salire in elicottero e di aver avuto una trasfusione di sangue. Nego’ categoricamente di aver puntato o fatto fuoco con un’arma.

Al controinterrogatorio affermo’ che le fu data la borsa con i documenti incriminanti, ella non ne conosceva il contenuto o se la grafia fosse la sua. Ella spiego’ le torture ripetute a Bagram, gli effetti delle forti medicine che le venivano date, e ad un certo punto disse: ”Se voi foste stati in una prigione segreta, o i vostri figli fossero stati torturati…” dopo di che fu portata via con la forza e il procedimento giudiziario continuo’ in sua assenza.

Stando ai servizi dei media, queste rivelazioni furono frutto meramente di scatti emotivi. Lo scrittore del New York Times CJ Hughes il 24 Gennaio riporto’: “numerosi scompigli affliggono il normale corso del processo. Lunedi (25 Gennaio) non fu un’eccezione: l’imputata fu espulsa dall’aula dalla corte – non una, ma due volte per avere proclamato ad alta voce la sua innocenza.” Il 19 gennaio ella “ebbe varii scoppi d’ira nelle precedenti apparizioni davanti la Corte, tanto da chiedersi se ella fosse in grado di sostenere il processo”.

4 Febbraio: Lo scrittore dell’AP, Tom Hays, affermo’: ”Aafia Siddiqui non c’e’ andata piano”. Defini’ i suoi commenti ”combattivi”. Poi affermo’ che la parte legale dell’Accusa presento’ una ”convincente testimoninza”.

5 Febbraio: L’Islamofobo Frontpagemag.com pubblico’ la seguente testata giornalistica: “Come una dolce ragazza americana diventa una jihadista” dicendo che ”le donne velate musulmane possono essere sanguinariamente aggressive.”

3 Febbraio: Il New York Daily News pubblico’ come testata giornalistica: ”La Signora di Al Qaeda Aafia Siddiqui giudicata colpevole di tentato omicidio”. Lo scrittore Alison Genda accetto’ le accuse del Dipartimento di Giustizia (DOJ) come fatti e ne aggiunse altre personali affermando:

“Ella afferro’ un fucile in una stazione di polizia afghana (ella era a Bagram) e inizio’ a sparare sugli americani mandati per sottoporla ad interrogatorio. Ella fu poi colpita dal soldato a cui aveva rubato l’arma”. (Nel 2008 ella fu) catturata in Afghanistan con 910 grammi di composti chimici velenosi.” (Durante il processo), ella interruppe le azioni giudiziarie diverse volte con ”strani scoppi d’ira”.

22 Agosto 2008: Il Fox News riporto’ che l’emails ottenute dal FoxNews.com mostrano messaggi mandati dalla Siddiqui (durante il periodo al MIT) atti a sollecitare raccolte di fondi per il Centro per i Rifugiati di Al-Kifah – un noto fronte caritatevole di Al Qaeda legato a Usama bin Laden e alle esplosioni terroristiche del 1993 al World Trade Center”.

Dopo un processo di sole tre settimane e due giorni di delibera, una giuria federale di otto donne e quattro uomini giudico’ l’imputata colpevole di tutte le accuse, incluso tentato omicidio, aggressione armata, utilizzo e possesso improprio di arma da fuoco durante un violento crimine, e di aggressione ad ufficiali ed impiegati degli Stati Uniti. Di conseguenza ella dovra’ potenzialmente passare tutta la vita in galera dopo la sentenza definitiva del 6 Maggio. Non e’ confermato, ma i suoi avvocati potrebbero appellarsi contro le false accuse, la lunga detenzione, e le torture brutali, che hanno lasciato soltanto l’apparenza esterna della donna di prima, sia fisicamente che emotivamente frantumata, e che non era in condizione neppure di assistere al suo processo.

Dopo il verdetto, aljazeera.net pubblico’ la testata giornalistica: ”il verdetto statunitense fa scoppiare la scintilla per le proteste pakistane”, affermando che migliaia di persone in diverse citta’ si erano radunate in sua difesa. I suoi parenti parlarono pubblicamente condannando la decisione della corte, sua sorella Fauzia disse: ”Siamo orgogliosi di esserle parenti. Il sistema giudiziario americano, la costituzione, la guerra al terrore, la frode della guerra al terrore, tutte queste cose hanno soltanto mostrato i loro orribili volti.”

Sua madre, Ismat, disse: ”Non mi aspettavo niente di meglio dalla Corte Americana. Eravamo pronti ad affrontare questo shock e continueremo la nostra battaglia affinche’ venga rilasciata.” Il portavoce del Ministro degli Esteri pakistano, Abdul Basit, ha detto che il Governo cerchera’ di farla rimpatriare in Pakistan: “faremo il possible e useremo tutti i mezzi possibili.”

Il corrispondente ad Islamabad di Al Jazeera, Kamal Hyder, racconto’ la delusione pubblica per il fallimento nel trovare una strada diplomatica per poterla come minimo riavere a casa, perche’ sentivano nei loro cuori che era innocente”. Ella era scomparsa per ben 5 anni come centinaia di altre persone scomparse dal Pakistan – per cui ancora non si ha alcuna spiegazione plausibile – ed ora che il caso della dottoressa Aafia era venuto fuori, sara’ molto probabilmente un motivo comune per alimentare il sentimento anti-americano.” Il portavoce di Cageprisoner degli Uk, Asim Qureshi, disse: ”Il caso di Aafia Siddiqui porta con se’ un grande significato in termini di abilita’ dell’amministrazione Obama di gestione della giustizia. Abbiamo gia’ assistito al rifiuto di guardare ai fatti della sua detenzione prima del 2008. Questo verdetto confermera’ soltanto cio’ in cui molti gia’ credono, che e’ impossibile per musulmani sospettati di terrorismo ricevere un processo equo negli Stati Uniti”.

L’avvocato della difesa, Elaine Whitfield Sharp, ha definito tale verdetto ingiusto, nella sua opinione ” basato sulla paura…non sui fatti” e l’unico risultato e’ l’esperienza continuata e traumatica di una donna innocente che si ritrova a dover potenzialmente affrontare una sentenza a vita.

Orchestrato con maestria, il processo si e’ andato sviluppando come numerosi altri, etichettando vittime innocenti soltanto a causa della loro fede, etnia, importanza, beneficenza, attivismo, o altre ragioni, per mero vantaggio politico, arrivando alla fine a convinzioni e incarcerazioni punitive contro imputati innocenti, colpevoli soltanto di essere musulmani in America in un momento sbagliato quando si e’ troppo vulnerabili.

In un clima manipolato di paura, lo stesso processo si ripete, usando accuse false, prove segrete, testimoni reclutati affinche’ cooperino, la difesa ha proibito l’introduzione di prove a discolpa , e il processo e’ stato attentamente manovrato per intimidare la giuria a dichiararne la colpevolezza.

La giustizia e’ di nuovo negata. Siddiqui un’altra vittima, una tragedia umana, ritratta dai media dominanti come una jihadista e indirizzando l’opinione pubblica a convenirne siccome le verita’ che disturbano vengono attentamente stroncate.

Stephen Lendman

Fonte: http://www.justiceforaafia.org/index.php/articles/articles/427-aafia-siddiqui-victimized-by-american-injustice

Tradotto da Cinzia Amatullah

Che Dio mi perdoni per qualsiasi imperfezione o errore amin

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